L'ordito che si sfibrò in fili frusti non potrà più respingere la torma dell'inconscio che smatassa soltanto l'orrorre dell'ignoto. Spire su spire non tangono il perpetuo spostamento, ma lo simulano percettivamente nell'illusione dilatata.
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Incartapecorito nella laida decrepitezza, sorride malinconicamente rattrappito nei suoi stenti, un po' stordito s'appisola infagottato nei suoi paramenti e si risveglia poi allocchito, di soprassalto, nei suoi smarrimenti. Poi tenendo il dorso della mano puntellata fra mandibola e mento come un pensatore, cerca di surclassare l'incanto di un involontario spettatore.