Spiritato spirato via nella folle brezza che gorgoglia gargouille da eco ad eco senza posa. Estenuante flagello che disossa le rovine di una cattedrale che sfasciano una presenza ormai nucleare in un inverno truce. Ricadono lente le ceneri che squamano il sole squagliato sempre più nella fuliggine.
L'amarezza si impasta in bocca come una lingua in umido frammista al bolo, la menzogna soverchia ancora l'abbrivio e il torpore mi rende l'oggetto estraneo di una macchina aliena che svapora altrove.
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