Dilaniandosi, l'uragano s'incarognisce in una rabbiosa consuzione alla quale si avvicenda un'esterrefatta quiete da astinenza cinetica. Una caligine d'erebo sfrigola sullo specchio liquefatto che insegue i densi veli cocenti ed abbaglianti di Fata Morgana prima che sia fatua apparizione di calore.
L'ordito che si sfibrò in fili frusti non potrà più respingere la torma dell'inconscio che smatassa soltanto l'orrorre dell'ignoto. Spire su spire non tangono il perpetuo spostamento, ma lo simulano percettivamente nell'illusione dilatata.
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