La mummia, dalla testa nera a tamburo rincagna il suo urlo nella secca bocca da piragna. Se ne sta zitta e non si lagna di essersi scompigliata nella polvere. Sembra sul punto di squittire all'improvviso, ma si mantiene rannicchiata a cullare il suo friabile dolore.
Dilaniandosi, l'uragano s'incarognisce in una rabbiosa consuzione alla quale si avvicenda un'esterrefatta quiete da astinenza cinetica. Una caligine d'erebo sfrigola sullo specchio liquefatto che insegue i densi veli cocenti ed abbaglianti di Fata Morgana prima che sia fatua apparizione di calore.
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